- di Saso Bellantone
Com’è bello il sole quando freschissimo sorge
e come un’esplosione ci lancia il suo buongiorno!
e come un’esplosione ci lancia il suo buongiorno!
– Fortunato colui che potrà con amore
salutarne il tramonto più fastoso d’un sogno!
Ricordo… Ho visto tutto, fiore, solco, sorgente
come un cuore in deliquio fremere sotto il suo sguardo…
– Corriamo, è tardi, corriamo verso l’orizzonte,
per afferrarne almeno qualche obliquo raggio!
Ma io inseguo invano il Dio che si nasconde;
la Notte inarrestabile stabilisce il suo regno,
nera e piena di brividi, umida, funesta;
galleggia nelle tenebre un odore di tomba
e il mio piede pauroso sull’orlo dello stagno
urta rospi imprevisti, fredde lumache calpesta.
Ne “Il tramonto del sole romantico”, Charles Baudelaire racconta metaforicamente l’atteggiamento di chi è consapevole di trovarsi in balia della crisi dei fondamenti. Il sole di cui parla Baudelaire, infatti, non è un corpo celeste ma ciò che prima stava alla base per la conoscenza del mondo, ossia il sole delle idee, l’Essere, la verità. Chi ha esperito la “morte di Dio”, considera tale sole soltanto un avvenimento passato, qualcosa che non è più e che, appunto, può essere unicamente ricordato. Sotto la sua luce, la vita era incantevole, sicura, serena perché tutto era chiarito, spiegato, compreso. Ogni ente possedeva un senso e uno scopo. Persino l’essere umano. Ma facendo esperienza del tramonto dell’Essere, si resta più ammaliata dell’alba di quello.
Alcuni hanno interpretato il tramonto della verità e il conseguente crollo delle antiche certezze, come l’aprirsi di possibilità e libertà prima impensabili, come il principiarsi di un’esistenza da vivere coraggiosamente sfidando l’ignoto, alla ricerca di un nuovo mondo. Altri, invece, hanno vissuto quell’evento nel senso di una catastrofe. Non sapendo in quale maniera sopravvivere senza verità, si sono affrettati ad afferrarla, a trattenerla finché c’è stato tempo. Ma è inutile tentare di acciuffarla, di frenarla. L’essere umano ne resta totalmente privo e tutto subisce una metamorfosi. Con il crepuscolo della verità, ogni ente e avvenimento diviene buio, inspiegabile, incomprensibile, insicuro, confuso, raggelante, fatale. Vivere diventa un incubo, nel quale non si smette mai di trasalire per via della mutamento in atto. La Terra si trasforma infatti in un immenso cimitero spettrale, nel quale si respira esclusivamente odore di morte, perché con la morte della verità crolla anche qualsiasi speranza ultraterrena. Con un piede sull’orlo di una palude, nella quale in ogni istante rischia di sprofondare, l’essere umano, in preda alla paura, si muove attraverso avvenimenti imprevedibili e inspiegabili, privi di un senso e di uno scopo, e si ritrova a schiacciare i propri simili, inconsapevoli che non c’è più sole alcuno.
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