- di
Saso Bellantone
Il mare non finisce sulla
battigia né all'orizzonte. Finisce altrove, in un luogo cioè dove
il mare non è più e, al contempo, non è ancora.
Malgrado possa sembrare
continuamente identico a se stesso, anche il mare infatti è soggetto
al tempo e al cambiamento. Sono i nostri occhi a non riuscire a
vedere le cose in maniera essenziale.
Il mare si muove, si
altera, va verso la sua fine, in quell'ambiente che,
contemporaneamente, custodisce la possibilità del suo rinnovamento,
del suo ricominciare. Finisce, perché là dove c'è la sua fine c'è,
anche, il suo inizio.
Il mare appartiene a
questo spazio che salvaguarda la sua fine e il suo inizio. Gli è
legato perché senza di esso, nel suo assiduo mutare, non potrebbe
tornare a essere se stesso.
Questo luogo che completa
il mare, che lo rifinisce, è molto vicino eppure è anche molto
lontano. È invisibile ad occhio nudo, non si può toccare con mano e
tuttavia c'è, là, nei pressi del mare, e anche qua, distante da
esso. È un ambiente ignoto, afono e inodore, per certi versi
miracoloso, che là e qua fa sentire la voce e il profumo del mare,
il suo richiamo.
Il mare chiama, convoca a
sé per mezzo di questo spazio che lo ritocca, che nel farlo finire
cioè lo fa iniziare di nuovo; attira l'attenzione, perché nel suo
andare e tornare ha sempre qualcosa da dire.
Il mare non ha linguaggio
umano eppure parla con le sue onde, le sue maree, la sua apparente
stasi, la sua fragranza e si fa capire. Da tutti. Solo che tutti,
poi, dimenticano quello che ha detto.
Il mare racconta del suo
legame, della sua appartenenza a questo luogo che non lo fa essere
più e non lo fa essere ancora, narra di questo ambiente invisibile e
intoccabile che lo trasforma e che in questo modo trasmette il suo
richiamo.
Il mare parla del tempo e
del cambiamento, al di là di un'apparenza eternamente identica a se
stessa; parla del finire e del ricominciare. Ecco perché non finisce
sulla battigia né all'orizzonte, perché la sua fine, e cioè la
possibilità del suo nuovo inizio, non si trova su di un piano,
appunto, orizzontale.
Il mare finisce
nell'aria, in ciò che è immateriale e intangibile e che, tuttavia,
è percepibile. Ma l'aria è anche l'atmosfera e lo spazio profondo.
Il mare finisce nel
mistero dell'universo ma è proprio là, così come qua, nell'essere
umano, che, perfino, comincia.
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