- di Saso Bellantone
La sigla del Tg
prorompeva dalle porte e dalle finestre aperte di ogni abitazione e
si diffondeva sulle strade deserte della cittadina meridionale,
portando le notizie dal resto del paese. Politica, sport ma
soprattutto brutte notizie. Per questo il piccolo Lazzaro non amava
il Tg. Perché ogni giorno sentiva sempre storie tristi, provenienti
da un mondo cattivo, fatto di persone cattive. Ciò lo rattristava
enormemente ma la mamma, lavando i piatti e rimettendo in ordine la
cucina, seguiva sempre il Tg, così era costretto ad assecondarla.
Quel giorno, tuttavia,
mentre la mamma preparava la caffettiera, Lazzaro preferì starsene
affacciato alla finestra ad osservare le rondini, appena tornate ai
propri nidi grazie ai primi raggi di un sole primaverile. Le
osservava volare libere, leggere, veloci sul limpido cielo ornato dai
pollini di fiori da poco sbocciati, e poi tornare dai propri piccoli
che con la loro vocina chiedevano di essere sfamati, e sperava di
poter volare come loro, lontano da quel mondo così malvagio. Aveva
appena finito di pranzare. Pasta con il sugo e cracker integrali
ridotti a poltiglia e spalmati nuovamente su altri cracker. Era
divertente, ma gliene toccava soltanto un pacco e il gioco,
purtroppo, finiva subito. Così si annoiava, non sapendo cosa fare e
in quale altro modo giocare, prima dell'arrivo dello zio.
Lo zi' 'Ntoni infatti
passava a trovarlo ogni giorno, sempre alla stessa ora. Spuntava
all'improvviso, spalancando le ante della finestra e chiamando
allegramente il suo nome, riempiendo la casa di gioia. Vestiva sempre
la tuta d'elettrauto, mentre quando non lavorava usava classici
cardigan sopra camicia, cravatta, pantaloni e scarpe lucide. Sembrava
un personaggio proveniente da un mondo fantastico. Capelli pettinati
rigorosamente all'indietro, occhi vispi, carnagione chiara e grandi
mani, aveva dei dentoni talmente distanti l'uno dall'altro che
sembravano disegnati. E poi era talmente alto e magro che quando
sorrideva, e lo faceva sempre, aveva l'aspetto di un lampione acceso
ambulante. Doveva sempre chinarsi in avanti per entrare
nell'abitazione.
Quel giorno lo zio non
era ancora arrivato e il piccolo Lazzaro decise di appostarsi dietro
l'infisso e di fargli uno scherzo, anticipandolo. Nell'attesa,
continuava a osservare le rondini e ad ascoltare il loro trillo,
mentre il resto del paese rimaneva fermo come un dipinto colorato.
Mentre guardava da una parte e poi dall'altra, ecco che intravide lo
zio spuntare all'improvviso dalla traversa vicino casa.
Sorrise, Lazzaro, e si
nascose subito sotto la finestra, aspettando che l'altro arrivasse
per coglierlo alla sprovvista.
Quando lo zio raggiunse
la finestra e aprì le ante in cerca del nipotino, Lazzaro attese
alcuni istanti, poi scattò in aria, gridando felicemente: –
'Ntoooneeee!
Lo zio scoppiò in una
risata e, come sempre, rispose al benvenuto chiamando allegramente il
nome del bambino: – Laaazzarooo!
I due si guardarono
festosi per alcuni istanti, poi Lazzaro scese dal divano collocato
sotto la finestra, andò ad aprire la porta e fece entrare lo zio in
casa; intanto la mamma si tolse i guanti e messa immediatamente la
moca sul fuoco, raggiunse il figlio per accogliere l'ospite anche
lei.
Lo zi' 'Ntoni passava
ogni giorno nel primo pomeriggio per prendere un caffè con la
nipote, fare una chiacchierata e poi ritornare al suo lavoro di
elettrauto. Contemporaneamente, era solito proporre al piccolo
Lazzaro sempre la medesima sfida, cosa che fece anche quel giorno,
dopo essersi seduto al tavolo accanto a lui: – Se rinesci mi
muzzichi a manu nto menzu... – disse, sorridendo al nipote e
spalancando la mano sinistra – ti rugnu milli liri!
Senza neanche dargli il
tempo di finire la frase, Lazzaro prese la mano dello zio, spalancò
le fauci e, aiutandosi con entrambe le manine, cominciò a mordere.
Lo zi' 'Ntoni e la mamma
risero di gusto, mentre la moca fischiettava che il caffè era appena
sceso. La mamma versò il caffè nelle tazzine, si sedette assieme
allo zio e si mise a parlare con lui del più e del meno. Intanto il
piccolo Lazzaro faceva valere la sua audacia contro la mano
inflessibile dello zio.
La sfida generalmente
terminava con la sigla conclusiva del Tg. Dal momento che quel giorno
era arrivato in ritardo, lo zio concesse al piccolo ancora qualche
minuto. Lo osservava divertito assieme alla nipote. Il nipotino
sembrava infatti un cucciolo di tigre instancabile. Tentava senza
sosta di mordere la mano ma era impossibile. Era talmente tesa e
immobile che una corda di violino al confronto sembrava un filo di
lana. Lazzaro lottava, cambiava angolazione, provava qualsiasi cosa
per riuscire a mordere la mano ma non c'era modo alcuno. Sembrava una
mano statuaria, dura e ferma con un blocco di marmo.
Il tempo passò in fretta
e lo zio disse che doveva tornare al suo lavoro.
Lazzaro si immusonì
perché non era riuscito a vincere la sfida ma lo zi' 'Ntoni,
sorridendo al nipotino e asciugandosi la mano piena di saliva, tirò
fuori mille lire: – Va' bonu... – disse, consegnandole al piccolo
– pe' sta' vota vincìsti ma a prossima vota se non si' cchiù
bravu no' ti ndi rugnu!
Lazzaro prese le mille
lire tutto contento e diede un bacio sulla guancia allo zio,
stringendolo in un abbraccio, sotto gli occhi felici della mamma.
Finiva sempre così. Pur
vincendo ogni volta, lo zio era felice di gratificare il nipotino.
Per lui era un gesto significativo. Non sempre infatti nella vita si
riesce a raggiungere il traguardo prefissato e non sempre si è
premiati lo stesso. Tuttavia sperava che con quelle mille lire il
piccolo si abituasse a credere in se stesso e nelle proprie capacità,
e a convincersi che un giorno che ce l'avrebbe fatta. Avrebbe morso
la mano, avrebbe raggiunto i suoi sogni.
Anche la mamma, pur non
partecipando al gioco, era felice. Malgrado restasse per pochi
istanti, la compagnia dello zi' 'Ntoni illuminava la casa degli
stessi colori primaverili che rendevano la cittadina meridionale un
paradiso terrestre. Con il suo sorriso, la sua allegria e la sua
simpatia, trasmetteva la gioia e la serenità necessari per
affrontare con determinazione le diverse mansioni che le toccavano
per il resto della giornata.
Lazzaro, naturalmente,
era giulivo. Guardava lo zi' 'Ntoni uscire di casa ed avviarsi in
direzione dell'officina, e gli sorrideva continuamente. Non perché
lo aveva premiato lo stesso, ma perché era convinto che in quel
mondo pieno di persone cattive ce n'era una buona; finché c'era lo
zio, quel mondo appariva ai suoi occhi abitabile.
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