- di Saso Bellantone
La confusione è
disordinata, caotica, una Babele. È un continuo inciampare tra
pensieri, prospettive e ricordi diversi, distinti, separati e chiusi
ermeticamente come biglie di vetro che non possono assemblarsi. Ognuna, anzi, si
scontra senza sosta con le altre, causando un frastuono incessante
che disorienta, confonde, turba a tal punto che è preferibile l'inabissarsi nel silenzio ultimo e definitivo o urlare per sovrastare quel rumore assordante che spezza, frantuma, sbriciola
senza freni quel che si credeva la propria identità.
Si credeva, appunto.
Perché quando si è in preda alla confusione non ci si riconosce
più, non si ha più il minimo sentore di quel che si è. Si diventa
evanescenti, effimeri, ombra che si trasforma in un'altra ombra
ancora, e ancora e ancora e ancora, permanendo in una condizione di
perenne metamorfosi, mutazione, alterazione.
Non esiste un appiglio
che consenta di arginare tale variazione permanente né si può
rallentare: in balia di questa plasticità infinita, ci si lascia
andare al caso, all'ignoto, verso porti inesplorati, accogliendo la
tempesta che ormai si è.
Eppure, è soltanto con
questa accettazione che avviene l'impossibile.
Si raggiunge finalmente
quel punto di vista a partire dal quale, per un attimo, tutto si
ferma, diviene immobile, stazionario. Tutto assume un ordine
impensato, una posizione inimmaginata e ogni cosa parla il medesimo
linguaggio, un nuovo idioma, sconosciuto, mai sentito eppure chiaro,
semplice, evidente, nel quale tutto si connette, come colori nelle
sfumature di un paesaggio mai visto, come note di una sinfonia mai
ascoltata, come profumi di una consapevolezza appena nata.
È il momento in cui si
prende coscienza che la condizione a cui si era soggetti non era
confusione ma con-fusione, ossia l'unificarsi, l'aggregarsi, il
raccogliersi “con” quanto di nuovo si è esperito, tutto quanto,
che ha cambiato profondamente la propria identità pur lasciandola
uguale a se stessa.
Non è un cambiamento
quantitativo ma qualitativo: si ha un'altra consapevolezza di sé,
degli altri e delle cose e non si era pronti. Occorreva del tempo per
farla emergere e averne autocognizione.
Allora, ecco che tutto
cambia, è nuovo, altrimenti. Là dove si intravedeva il buio, adesso
c'è solo luce. Là dove c'era il frastuono, ora c'è una solo una
melodia. Là dove era tutto lezzo, adesso si avverte una fragranza di
fresco che sazia e desta un sorriso: è l'aroma della vita, rinata,
che palpita e anela ad essere sperimentata, assaporata, vissuta.